Nel 1978 il cantautore dedica un intero album alla città romagnola, descrivendo in pochi versi luci e ombre di un'intera generazione.
De André è senza dubbio uno degli autori della canzone italiana più poetici e intensi che mai abbiano calcato le scene, capace di affrontare temi delicati e sempre attuali con sferzante crudeltà e malinconica dolcezza. Nell’album “Rimini”, pubblicato nel 1978 insieme a Massimo Bubola, sembra descrivere i comportamenti, i sogni e le paure di un’intera generazione di giovani, centrandone alcune delle storie proprio nella città Romagnola – simbolo per eccellenza del divertimento per gli italiani degli anni ’70.
La canzone “Rimini” racconta la storia di una ragazza, Teresa, oggetto dell’interesse di tanti giovani che d’estate invadono la costa per le vacanze – un’ambientazione a noi tutti molto nota, grazie al maestro Federico Fellini e al suo “I Vitelloni”. La canzone, come sapientemente descritto dalle parole di Matteo Cavezzali:
"si intreccia con un argomento drammatico e di attualità come l’aborto (che sarà al centro del famoso referendum tre anni dopo). «Tra i gelati e le bandiere» Rimini pare il tempio del divertimento di massa, un’isola di Circe in cui dimenticare le fatiche dell’inverno, ma è anche il teatro di «un amore perso, a Rimini d’estate». Teresa, la figlia del droghiere, ha pianto tutte le sue lacrime per essersi innamorata del bagnino ed aver dovuto abortire, ha gli «occhi secchi» e le «labbra screpolate». Il suo dolore però non è solo quello di aver perduto l’amore, ma che per questo suo comportamento in paese è vittima di molte chiacchiere, come si capisce dalla strofa: «non fate più scommesse sulla figlia del droghiere».
M. Cavezzali, giornalista
L’album, dai toni oscuri e criptici, contiene alcune delle testimonianze poetiche più significative del percorso del cantautore e decine di altri riferimenti alla città di Rimini nella sua complessità sparsi per le tracce. Coda di lupo, Andrea, Zirichiltaggia, Sally: sono canzoni che parlano di amori perduti, di omosessualità, della pesantezza dello stigma della società, ma anche di politica, di nostalgia, di droga.
La Rimini che De André canta è una Rimini fatta di storie “di donne, di mare, prostitute, tossicodipendenti, emarginati, ma anche canzoni che parlano di politica, negli anni della delusione e della fine del sogno utopistico sessantottino“, dunque una Rimini al di fuori dell’incanto della capitale del turismo europeo di quegli anni. Una retorica ancor più attuale oggi, come dimostrano le numerose produzioni Netflix che mettono in luce le anomalie della città.
Il tributo a De André degli artisti riminesi
Nel 2020 una rosa di artisti riminesi ha reinterpretato l’album deandreiano in un progetto corale che ha visto la partecipazione di 36 tra cantanti e band.
Gli artisti uniti per la città hanno rielaborato con emozione un capolavoro della musica.