STAMPA | La Vita Dolce, la prima mostra sulla riva del mare. Commozione e sorpresa

La mostra “La Vita Dolce” avrebbe già fatto parlare di sé per il contenuto dell’esposizione – 100 fotografie in bianco e nero di Gianni Donati e Pio Sbrighi, di una Rimini che solo i riminesi conoscono; una Rimini intima, nascosta, silenziosa, fuori stagione. Avrebbe fatto parlare di sé come un evento culturale che ha un legame con il territorio autentico e saldo, perché evento identitario, perché evento ideato, confezionato, impiantato con le radici nel cuore della città in cui prende vita. Avrebbe fatto parlare di sé perché nella bulimia di allestimenti, mostre e musei di ogni genere, un progetto che comunica davvero al pubblico, che lo emoziona e lo ‘educa’ brilla, quando chi lo recepisce si sente arricchito e sente il bisogno di condividerlo. C’è un motivo su tutti, però, per cui la mostra “La Vita Dolce” fa parlare di sé, ed è una delle ragioni per cui questa si classifica un preziosissimo unicum da proteggere e valorizzare: perché non ci sono muri allo spazio espositivo, perché poggia sulla sabbia, perché a un passo dalle foto c’è il mare. Solo a Rimini poteva essere realizzato un progetto simile. Meglio: solo sulla spiaggia di Rimini, un ecosistema sociale particolare che si basa sul delicato equilibrio tra nazionalpopolare e innovazione; un palcoscenico che chiunque agogni al successo deve calcare; un’arena di contraddizioni e cambiamenti in cui, a fare la guardia, ci sono bagnini e bagnanti. “La Vita Dolce” in fondo prova a cogliere proprio queste sotto trame che agli occhi dei più sfuggono: distese di sabbia tanto lunghe da istigare con aggressività al sogno più selvaggio; luoghi iconici e fiabeschi nelle cui architetture sono cristallizzati i ricordi di uno stile di vita italiano noto in tutto il mondo; semplici persone, residenti e turisti, bambini e anziani, che cercano, vagano, tornano e partono, in solitudine, in libertà, nella gioia della condivisione e nella poca fede.

I due chilometri di esposizione fotografica, tra il bagno 47 e il bagno 100, contengono una moltitudine di sfaccettature della città e di chi la abita; la sequenza di scatti sembra essere la sequela di significati che nell’enciclopedia potrebbero spiegare la voce “Rimini”; le scelte del curatore paiono rassicurare chi segue il percorso: nelle fotografie selezionate c’è spazio per tutti, per ritrovarsi. C’è spazio per tutte le Rimini conosciute e non, da quella di De André in cui Teresa ha perso l’amore d’estate a quella di ‘Abbronzatissimi’ degli anni ’90, scossa dalla musica dance e dalla gioventù in cerca di divertimento. Le immagini sono in bianco e nero eppure vengono fuori con tutti i colori dell’immaginazione, il che le rende vive, talmente da venire fuori e poterle quasi toccare: si possono quasi sfiorare le mani ruvide della “razza romagnola” dei pescatori al porto; si sente la paglia degli ombrelloni sotto le dita; ci si stropiccia gli occhi davanti al Rockisland per allontanare la foschia. Sul retro di ogni foto, un breve commento poetico, nato dalle immagini stesse e scritto da Marco Missiroli e Gianni Donati.

“La Vita Dolce” si insinua tra le persone, fisicamente e simbolicamente – l’allestimento a riva permette un posizionamento tale per cui la mostra si muove con la passeggiata degli ospiti della spiaggia, ne è attraversata, ne diventa parte. Da quando è stata allestita decine di turisti, chi da Volterra, chi da Vercelli, hanno contattato l’organizzazione per dirsi commossi e colpiti dal progetto, “ancora più innamorati di Rimini, se possibile”, nelle parole di una di loro, “ancora una volta sorpresi”, come sa fare questa città che cambia sempre senza cambiare mai. Quando si scende a riva si osserva tutto: chi si ferma, chi fotografa la fotografia, chi si avvicina per cogliere ogni dettaglio delle immagini. È uno spettacolo, quello della spiaggia viva, che accompagna lo spettacolo dell’allestimento della mostra.

A custodire la mostra, i suoi fautori – emblematici personaggi che hanno fatto della creatività imprenditoria, conoscitori di ogni granello di sabbia e voci che tramandano storie e tradizioni: i bagnini. “La Vita Dolce” è stata realizzata dalla Cooperativa Operatori di Spiaggia con l’intento di omaggiare la città con un’apertura culturale decisa, al passo coi tempi di cambiamento che la categoria e Rimini stessa stanno vivendo. Non poteva essere altrimenti, dopotutto, giacché sono i bagnini a rappresentare un modo di essere e di fare talmente identitario ed eloquente da conquistarsi la reputazione di ineguagliabili ospiti, marchio di fabbrica del turismo riminese.

“La Vita Dolce” rimarrà allestita dal 1° luglio fino al 31 agosto, sulla riva dei bagni 47-100 di Rimini Sud. A cura di Gianni Donati e Pio Sbrighi.

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